OMS: 9 bambini su 10 respirano aria troppo inquinata. E nella tua città, che aria tira?
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha reso note nuove stime, sull’aria che respirano i nostri bambini: il 93% di loro sarebbe esposto a livelli di polveri sottili, nel dettaglio PM2.5, molto maggiori dei valori soglia fissati dall’OMS. Si tratta di 630 milioni di bambini con meno di 5 anni in tutto il mondo, e ancora una volta sono coloro che vivono nei paesi più poveri a respirare l’aria peggiore. Lì è il 98% dei bambini a respirare aria troppo inquinata, contro il 52% dei paesi ricchi.
Quali impatti sulla salute
I bambini sono estremamente vulnerabili all’impatto dell’inquinamento dell’aria sulla salute, a causa di una combinazione di fattori comportamentali, ambientali e fisiologici. A partire da quello che accade durante lo sviluppo fetale e nei primi anni di vita, quando i polmoni, gli organi e il cervello stanno ancora maturando. I bambini respirano più velocemente degli adulti, assorbendo più aria e, con essa, più sostanze inquinanti.
Ci sono relazioni consolidate fra inquinamento atmosferico ed elevata prevalenza di otiti e asma. Ma l’OMS riporta anche la presenza di studi che evidenziano la correlazione fra inquinamento e obesità infantile, a sua volta fra i principali fattori di rischio per una vita in cattiva salute.
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E poi c’è il cancro. “Vi sono prove sostanziali - si legge nel rapporto - del fatto che l'esposizione all'inquinamento atmosferico dovuto al traffico sia associata a un aumento del rischio di leucemia infantile. Diversi studi hanno trovato inoltre associazioni tra esposizione prenatale all'inquinamento dell'aria ambiente e maggiori rischi per retinoblastomi.”
Nel 2016 nel mondo 543.000 decessi nei bambini sotto i 5 anni e 52.000 nei bambini tra 5 e 15 anni sembrano essere dovuti agli effetti congiunti dell'inquinamento atmosferico ambientale e domestico.
Questi dati e l’attuale situazione economico sociale spesso portano a pensare che non si possa fare nulla nella propria quotidianità, che l’inquinamento atmosferico sia un buco nero troppo grande oramai per trarci in salvo.
Ma non è così.
Gli esperti concordano nell’affermare che se ognuno di noi si impegnasse a fare la propria parte per l’ambiente, per esempio riducendo le proprie emissioni di gas serra delle proprie abitazioni e delle proprie auto, le cose potrebbero ancora cambiare.
Il tallone d’Achille
Secondo quanto riporta un rapporto di ISPRA pubblicato a ottobre, dal 1990 a oggi molto è stato fatto, anche in Italia, sul fronte della produzione di energia elettrica da rinnovabili, tanto che le emissioni di gas serra per unità di consumo per fonti fossili sono tra le più basse d’Europa. Nel 1990 solo il 15% dell’energia elettrica proveniva da fonti rinnovabili, la metà dai prodotti petroliferi e il 20% dal gas naturale. Oggi i combustibili fossili rappresentano il 5% dell’energia lorda e la quota di rinnovabili è arrivata al 35%, grazie in grossa parte al boom del fotovoltaico: dall’1% del 2010 al 7% del 2016.
Il tallone d’Achille italiano – mostrano i dati ISPRA – è tuttavia ancora il settore residenziale. Siamo un paese che ha fatto molto per diventare green, e sicuramente siamo un esempio per gli altri paesi. Ma non basta, se la metà dei bambini con meno di 5 anni respira ancora troppa aria inquinata.
Dobbiamo, e possiamo, spingere l’acceleratore verso un approvvigionamento energetico più sostenibile, che metta al centro lo sfruttamento delle fonti rinnovabili e il pieno rispetto dell’ambiente.
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